Il Biometano sta facendo parlare di sé a seguito del decreto interministeriale del 2 marzo 2018, che incentiva l’utilizzo dei Biocarburanti per il settore dei trasporti.

Ma cos’è il Biometano? Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.

Cos’è il Biometano?

Il Biometano è un combustibile ottenuto dalla lavorazione delle biomasse agricole.

Si produce a partire dagli scarti delle culture (grano, mais, barbabietola da zucchero, etc) trasformati mediante un processo di purificazione in biogas.

Il Biometano è un gas contenente metano puro almeno per il 98%, ed è pertanto un metano immissibile nella rete di distribuzione domestica e dei trasporti.

Come caratteristiche è del tutto simile al gas metano derivato dalla combustione fossile, ma con il vantaggio di essere rinnovabile e altamente ecologico.

Perché il Biometano è importante?

Il Biometano può avere un ruolo determinante nell’abbassare drasticamente le emissioni di Gas Serra e pertanto l’Unione Europea ha deciso di incentivarne l’utilizzo.

In un’intervista rilasciata da Massimo Centemero, direttore del C.I.C., si sottolinea come: “Il biometano possa rivestire un ruolo fondamentale nella strategia del nostro Paese sul fronte della lotta al mutamento climatico, determinando una transizione energetica verso un’economia a basso contenuto di carbonio fondata sulla sostenibilità e sulla circolarità nell’utilizzo delle risorse.”

Incentivare l’utilizzo del Biometano si potrebbe tradurre in una produzione di metano pulito ed ecologico in grado di soddisfare metà del fabbisogno attuale dell’Unione Europea.

Si stima infatti che la biomassa di scarto dell’industria agricola consentirebbe la produzione di 240 miliardi di metri cubi di Biometano all’anno.

Questa quantità sarebbe in grado di sostituire il 50% della richiesta di metano fossile entro il 2022, un importante traguardo per arrestare i cambiamenti climatici.

Decreto biometano 2018

Il 2 Marzo 2018 è stato finalmente pubblicato il decreto ministeriale che promuove l’uso del Biometano per il settore dei trasporti.

Questo decreto è essenziale per sancire il via libera alla produzione nazionale di Biometano, che potrebbe risollevare le sorti delle rinnovabili in Italia.

Perché il provvedimento entri in vigore dobbiamo è stato necessario attendere la pubblicazione sulla gazzetta ufficiale, avvenuta il 19 Marzo 2018.

QUI è possibile leggere il testo definitivo pubblicato sulla Gazzetta dello Stato.

Incentivi Biometano

Gli incentivi per la produzione di Biometano si attestano attorno alla cifra record di 4,7 miliardi di Euro.

Queste agevolazioni saranno applicabili a tutti i nuovi impianti per la produzione di biocarburanti che avvieranno la loro attività entro il 31 Dicembre 2022.

Gli incentivi verranno erogati sotto forma di premi di produzione, e serviranno a compensare i costi maggioritari della produzione del biogas rispetto all’estrazione tradizionale di Gas Metano.

Le erogazioni di denaro saranno aggiornate ogni anno in base ai costi di produzione, la quale però non deve superare il quantitativo di 1,1 miliardi di metri cubi l’anno.

Raggiunto il tetto dei 4,7 miliardi i sussidi saranno erogati esclusivamente alle aziende che avranno presentato richiesta di qualifica e che siano entrate in esercizio entro i successivi 12 mesi.

Differenze tra metano e Biometano

In termini di composizione il Biometano è del tutto simile al metano, essendo composto per il 98% da CH4.

La differenza principale è nell’emissione di CO2 residua, circa del 35% per il Metano fossile, mentre il Biometano non oltrepassa la soglia dell’1%.

Questo dato è derivato dal processo di purificazione delle biomasse da cui è tratto, “raffinazione” che consente di abbattere drasticamente l’emissione di gas serra.

In sintesi: Conviene il Biometano?

Si tratta di un gas ecologico e rinnovabile, e potrebbe essere il ponte di passaggio tra un’energia quasi esclusivamente fossile a quella da fonti di energia rinnovabile.

Il Biometano non potrà essere una soluzione definitiva, perché per la sua produzione occorrerebbe togliere molti ettari di terreno destinati attualmente all’agricoltura.

Riuscire a sostituire anche solo una piccola percentuale di carburante potrebbe però segnare un grande vantaggio in termini di qualità ambientale.