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Negli ultimi anni il Brasile si sta affermando internazionalmente come uno dei protagonisti a livello energetico, per lo sfruttamento delle fonti rinnovabili. Abbiamo già discusso della sua importanza e attività nel campo dell’idroelettrico, ma anche dal punto di vista dell’energia da biomasse e per la creazione di biocombustibili si sta confermando uno degli attori più importanti sulla scena mondiale.
La nazione, grazie a un clima particolare che permette le coltivazioni inclini all’utilizzo secondario e a un patrimonio forestale di oltre sei milioni di ettari di superficie boschiva, ha a disposizione un’enorme quantità di biomasse da sfruttare.
Quali sono le principali risorse da Biomasse del Brasile?
Le principali risorse sono:
- Canna da zucchero,
- Legno,
- Semi oleosi (soia)
Queste risorse vengono utilizzate sia per la produzione di biomasse, sia per la produzione di bioetanolo, sfruttato in impianti di cogenerazione.
In primo piano c’è la canna da zucchero: nella zona abbiamo un vero culto per lo sfruttamento della risorsa. Viene coltivata in grande quantità, per la produzione chiaramente alimentare dello zucchero di consumo, ma anche per la produzione di etanolo, che nel paese ha registrato all’inizio del decennio (2011) un utilizzo come carburante comparabile (e secondo alcune fonti superiore) a quello della benzina.
È chiaramente una risorsa importantissima per il paese: il bioetanolo permette di alimentare non solo centrali elettriche, ma anche i macchinari necessari allo sfruttamento delle colture (macchine agricole, ecc.), rendendolo autosufficiente e privo di dipendenze da combustibili fossili. La canna, una volta effettuato il processo di spremitura, possiede ancora energia potenziale nel suo scarto, detto “bagassa”, che riconsideriamo tra gli scarti e le biomasse.
Va ribadito che il bilancio energetico del suddetto elemento chimico prodotto dalla canna da zucchero può essere fino a 4 volte migliore prodotto dalla barbabietola o dal frumento, e in alcuni casi fino a 6 volte superiore a quello del mais.
Anche gli scarti della produzione di semi oleosi, principalmente la soia, vengono utilizzati per creare biocombustibili, ma giocano un ruolo decisamente secondario.
Quindi abbiamo le vere e proprie biomasse, di legno, derivante dagli sfalci delle zone boschive della nazione, principalmente consistenti di pini ed eucalipti, che sono culture per scopi non alimentari, e di bagasse. Questa fornitura di biomassa, facilmente ottenibile, fornisce già una buona percentuale di combustibile.
L’energia potenzialmente disponibile da biobasse in brasile, combinata di colture dedicate, scarti da coltura tradizionale, agroindustria e residui forestali è valutata (2013) intorno ai 12-14 EJ. In termini di quantità le stime parlano di circa 500-1.000 MT/anno per l’agricoltura e i residui agricoli e 100-200 MT/anno per la silvicoltura. È importante sottolineare come non siano solo gli scarti e i trucioli di legno e le bagasse della canna da zucchero ad essere sfruttate all’interno degli impianti di cogenerazione, ma anche bucce di riso, bagassa di arancia e la fibra dei noccioli di palma da olio (coltivazione anch’essa estremamente diffusa).
Come procedono gli Incentivi per Energie da Biomassa in Brasile?
Negli ultimi anni il paese ha cercato di incentivare sempre di più lo sfruttamento di sopraddette risorse, famoso è il PROINFA (“Programa de INcentivos as Fontes Alternativas de energia elèctrica” – Programma di incentivi per fonti alternative di energia elettrica), implementato nel 2002 e ad oggi ancora in forze, il programma prevede una tassa sul pagamento dell’energia elettrica (esclusa la popolazione a basso reddito), che viene devoluta in seguito a progetti di sfruttamento di fonti alternative.
L’obiettivo era raggiungere nel 2007 3.300 MW di energie rinnovabili totali e in 20 anni migliorare fino a raggiungere almeno il 10% di componente rinnovabile nella produzione elettrica nazionale annuale. Nel 2005 il primo risultato era già stato ottenuto (1266MW solare, 655MW Biomasse e 1379MW eolico), mentre il secondo step è stato più che largamente superato: l’85% di produzione energetica brasiliana avviene da fonti rinnovabili (il restante è suddiviso in 2% carbone, 3% nucleare, 3% petrolio e circa 7% gas naturale), di cui il 77% è idroelettrico, il 7% biomasse e circa 1% di eolico (dati 2014).
Il sistema d’incentivazione però continua ad essere utilizzato per spingere i produttori di energia da fonti alternative e rinnovabili tutt’oggi, in quanto esiste enorme margine di sviluppo e miglioramento.
L’azienda responsabile del coordinamento dello sviluppo di tale miglioramento è la famosa Eletrobras, la principale azienda di utility brasiliana (genera il 40% dell’energia e ne distribuisce il 70%), la prima dell’America latina e nella top ten delle maggiori aziende di energia mondiali. Nel 2012 era anche tra le prime cinque aziende produttrici di green energy, proprio grazie alla sua partecipazione in numerose aziende innovatrici. Il 52% dell’azienda è di proprietà del governo brasiliano, che riesce grazie alle incentivazioni, a mantenere la ricerca e lo sviluppo del rinnovabile nel paese.
È quindi evidente lo sforzo nazionale per il miglioramento e per lo sviluppo nel campo delle rinnovabili, che si presenta come una sfida possibile per il Brasile. Nel campo delle biomasse in modo particolare: per la grande quantità di terreni coltivati, per la produzione già presente e soprattutto per il sistema d’incentivazione e di supporto economico generato dal governo; tutto questo pone il paese a oggi tra i primissimi produttori mondiali di energia da biomasse, in competizione per il primo posto solo con gli Stati Uniti.