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Il mercato elettrico in Italia è diviso in due grandi settori, quello liberalizzato e quello sotto tutela.
Di norma i cittadini possono passare dal regime liberalizzato a quello tutelato quando e quante volte vogliono, la stessa cosa vale per il passaggio inverso.
Ma quali sono le differenze tra il settore liberalizzato e quello tutelato?
Aderendo al settore liberalizzato ci si può fornire da qualsiasi società elettrica, il prezzo è generalmente fisso o a prezzo variabile (in base agli andamenti del mercato elettrico); esistono anche dei contratti particolari per i grandi consumatori, i quali possono negoziare le condizioni.
Questo settore di mercato è composto da circa un terzo dei cittadini (30 % delle famiglie), vi aderiscono anche i grandi consumatori di corrente elettrica, i quali avendo alti consumi, possono negoziare le condizioni.
Il settore di maggior tutela è quello in cui il consumatore si può rivolgere esclusivamente all’azienda locale di distribuzione elettrica, che generalmente è l’Enel ad eccezione delle città in cui c’è una società locale come ad esempio A2a a Milano, Iren a Torino, Hera a Bologna, Acea a Roma, etc.. .
L’andamento dei costi è regolato dall’Autorità dell’energia e dell’acqua, il prezzo viene rivisto ogni tre mesi in base agli andamenti del mercato; il fornitore di conseguenza è solo l’acquirente pubblico che cede senza rialzi di prezzo alle società locali la corrente acquistata.
A questo settore elettrico vi aderiscono circa 25 milioni di famiglie.
La liberalizzazione “forzata” dell’intero mercato elettrico, inizialmente, era prevista il 30 giugno 2015.
Nel febbraio 2015, l’allora presidente del consiglio Matteo Renzi disse che serviva più tempo per poter fare il passo della liberalizzazione a causa della mancanza di garanzie sugli aumenti dei prezzi; si rimandò così all’ 1 luglio 2018 la questione.
Nel 2018 un altro rinvio all’estate 2019, di nuovo perché “serve un sufficiente lasso di tempo per fare il lavoro che deve essere fatto con grande cautela e garanzie che non ci sia aumento dei prezzi”.
Con la liberalizzazione forzata le società elettriche dalle quali si riforniscono i consumatori di “tutela” avranno un ruolo meno importante.
Attraverso i loro fili elettrici consegneranno nelle singole case ed edifici i chilowattora venduti da altre aziende elettriche. Tutto ciò avviene già oggi con i consumatori che aderiscono al settore liberalizzato.
Cosa può succedere con la liberalizzazione del mercato elettrico?
Probabilmente l’apertura dell’interno mercato elettrico italiano porterà prima ad un leggero aumento dei prezzi, questo perché molte società elettriche dovranno attrezzarsi per gestire clienti; poi il mercato ritornerà stabile.
Il nodo della vicenda sarà l’assegnazione dei clienti che non scelgono nessuna società elettrica. L’aggiudicazione potrebbe avvenire con aste che verranno vinte da chi offrirà ai cittadini il prezzo più vantaggioso, le società più avvantaggiate, di conseguenza, potrebbero essere quelle che hanno i fili elettrici che arrivano nelle case dei consumatori.
Una paura diffusa è che i consumatori non siano in grado di scegliere un fornitore, ad esempio, come già citato precedentemente, il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda ha detto “ Serve un sufficiente lasso di tempo per fare il lavoro che va fatto con grandissima cautela e garanzie che non ci sia un aumento dei prezzi”.
Anche Davide Crippa, parlamentare del Movimento Cinque Stelle, pensa che il settore sia pericoloso per i consumatori e ha detto “Come verranno garantiti i cittadini, dal momento che non avranno più informazioni? E i piccoli consumatori più vulnerabili? Secondo le associazioni dei consumatori per inerzia rimarranno con il fornitore, incapaci di strappare prezzi bassi: come potranno essere protetti?”
In sostanza non è chiaro chi risparmierebbe con la liberalizzazione del mercato elettrico, dipenderebbe dai casi e in generale se il mercato tende a rincari, allora i prezzi fissi del mercato libero risulterebbero più convenienti rispetto a quelli regolati dall’Autorità dell’energia. Invece, nel caso in cui il mercato fosse al ribasso il discorso sarebbe l’opposto e il mercato liberalizzato potrebbe rivelarsi meno conveniente.