Se ne sente spesso parlare, ma cosa si intende esattamente per “demanufacturing” (letteralmente, “deproduzione”)?

Con questo termine si vuole indicare l’insieme delle procedure messe in atto al fine di recuperare materiali da prodotti tecnologici e rifiuti industriali in vista di un loro successivo riutilizzo. Vediamo però, più nel dettaglio, come viene messo in atto.

Fasi e scopi del demanufacturing

L’attività di demanufacturing comprende:

  • lo smontaggio dell’apparecchio;
  • la suddivisione in pezzi;
  • la selezione degli elementi funzionanti;
  • lo scarto di quelli non funzionanti, ma da cui recuperare materie prime (fino all’80%);
  • il riassemblaggio dei pezzi idonei in un nuovo apparecchio a più basso costo.

Lo scopo è quindi la realizzazione di un nuovo dispositivo da vendere a prezzi più bassi. In altri casi, l’utilità sta nel riprendere e riciclare singoli pezzi in buono stato da riusare poi in ulteriori elettrodomestici o dispositivi high-tech.

demanufactoring informatica

Oppure, ancora, nel recuperare singole materie prime: ad esempio, parti metalliche (rame, ferro, alluminio, etc.) separandole da resine e plastiche.

Quali benefici comporta il demanufacturing e per chi?

Il demanufacturing porta con sé vantaggi per i singoli, le aziende e l’economia.

In primo luogo è proficuo per i consumatori perché offre la possibilità di acquistare apparecchi funzionanti a prezzi contenuti.

In secondo luogo per le aziende che, potendo contare su un’attività di recupero di componenti e risorse ed evitando di costruire da zero, possono produrre a costi più bassi: l’abbattimento dei costi di produzione, per ogni apparecchio, si spinge fino all’85%. Tutto ciò con positive ricadute anche in termini di immagine.

Alcuni esempi sono le pratiche implementate, a riguardo, da aziende quali Ford, Toshiba, Apple, Dell, IBM, Panasonic.

Giova infine al sistema economico e alla società nel suo insieme perché aiuta a contrastare gli effetti negativi del consumismo che induce all’usa e getta, a ridurre l’inquinamento e a combattere la penuria di materie prime.

Nel far questo, il demanufacturing favorisce infatti uno stile di vita e di consumo basati sull’economia circolare, tale da reimmettere prodotti sul mercato.

demanufacturing

Si presenta, in tal modo, come una valida pratica ai fini della gestione dei RAEE (Rifiuti di Apparecchiature Elettroniche ed Elettriche) e di fronte all’attività, in ambito industriale, dell’obsolescenza programmata.

Teoria secondo la quale oggigiorno un dato dispositivo tecnologico sarebbe volutamente studiato e realizzato per smettere di funzionare – o comunque decrescere nelle prestazioni offerte, fino a diventare “obsoleto” – dopo un numero di anni stabilito a priori dal produttore (per approfondire abbiamo scritto un articolo sull’obsolescenza programma.

Ciò al fine di favorire l’acquisto di nuovi prodotti, scoraggiando al contempo il consumatore dalla riparazione del bene di cui già si dispone. Di fronte a questo scenario, un settore particolarmente coinvolto ed interessato al demanufacturing è, tra gli altri, quello informatico.