Gli oggetti che più spesso abbiamo tra le mani sono completamente o in parte costituiti di plastica, un materiale straordinario per le sue caratteristiche e la sua adattabilità ai più svariati utilizzi e scopi.

Purtroppo, però, la plastica è anche la materia prima che negli ultimi anni viene sempre più spesso collegata all’inquinamento ambientale: la sua scarsa biodegradabilità fa sì che anche il più piccolo briciolo di plastica riesca a solcare i nostri mari per decine di anni.

La soluzione al problema dell’inquinamento da plastica sembra ancora piuttosto lontana nonostante nel recente passato si sia provato a invertire la rotta: l’introduzione dei sacchetti in plastica biodegradabile e la messa al bando della plastica monouso di sicuro aiutano l’ambiente a non soffocare sotto montagne di rifiuti praticamente “imperituri”.

Queste politiche ambientaliste, ormai consolidate nel Vecchio Continente, stanno iniziando a intrufolarsi nei cosiddetti “developing countries” che, purtroppo, finora non hanno sentito il bisogno di svilupparsi in maniera sostenibile.

Cina: uno sviluppo dirompente… ma poco sostenibile

plastica in cina

Tra gli stati in via di sviluppo, la Cina è senza dubbio la nazione che economicamente ha bruciato molte tappe, spesso anche a discapito dell’ambiente e della salute dei propri cittadini.

Infatti, la sua crescita è tuttora basata sul massiccio utilizzo del carbone, da cui derivano le grigie coltri di smog che coprono le maggiori città cinesi. E pensate che la Cina è il maggior produttore di pannelli fotovoltaici al mondo!

Se per l’inquinamento atmosferico la strada sembra ancora lunga, per il problema plastica anche il colosso orientale sta rispondendo attivamente.

Dati allarmanti ma politiche sagge

L’imponente crescita economica e demografica del paese ha reso la Cina il maggior produttore di plastica del mondo con il Fiume Azzurro che trasporta più inquinamento da plastica nell’oceano rispetto a qualsiasi altra via navigabile del mondo.

La Commissione Nazionale per lo Sviluppo e le Riforme insieme al Ministero dell’Ecologia hanno annunciato un piano per vietare, entro il 2025, la produzione, la vendita e l’uso di prodotti in plastica monouso come i sacchetti non biodegradabili, le posate, i piatti e le cannucce.

Secondo i promotori della nuova politica anti-plastica, entro la fine del 2022, i sacchetti di plastica saranno vietati in tutte le principali città cinesi e, entro il 2025, saranno banditi nell’intera nazione. Inizialmente verranno esentati dal divieto i negozi e i mercati che vendono prodotti freschi.

Le cannucce in plastica, invece, saranno vietate nel settore della ristorazione in tutto il paese entro la fine del 2020, mentre per le stoviglie in plastica il divieto riguarda solo le principali città.

Inoltre, entro il 2025, agli hotel non sarà più consentito fornire articoli in plastica monouso e il servizio postale non potrà utilizzare imballaggi in plastica.

Il piano proposto dal governo cinese servirà soprattutto a diminuire l’utilizzo della plastica nella ristorazione, e in particolare nel mercato del cibo a domicilio, che è una delle principali cause della diffusione di plastica monouso nel paese.

Sostituire la plastica e riciclare di più

plastica cina

Il documento invita anche a promuovere l’uso di prodotti alternativi alla plastica, come sacchetti di stoffa, di carta o biodegradabili, e a rafforzare il sistema di riciclo dei rifiuti, soprattutto nelle grandi città.

Infatti, il piano rientra in un ampio progetto della Cina che prevede l’incentivazione verso nuovi modelli di smaltimento dei rifiuti, in cui rientra anche la decisione di diminuire le importazioni di rifiuti plastici e cartacei dall’estero.

Presentando le nuove norme, la Commissione Nazionale per lo Sviluppo e le Riforme ha affermato che «La repressione dell’inquinamento da plastica è importante per la salute delle persone e per costruire una Cina bella» .

Insomma, la guerra cinese contro i rifiuti e l’inquinamento sembra ancora molto lunga, con impegnativi passi da fare verso uno sviluppo che sia realmente sostenibile, ma è molto probabile che il colosso orientale riesca, alla fine, a battere tutti i record, come più volte avvenuto negli ultimi anni.