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Il Brasile è uno dei maggiori produttori di energia idroelettrica, secondo solo alla Cina nel mondo (2015) per energia prodotta.
L’energia prodotta nel paese si basa appunto su questa tecnologia per più dei tre quarti – 78.8% (2015) – e poco sui carburanti fossili.
Tutto ciò è correlabile con la situazione economico-politica del secolo scorso nel paese, che soffrì di una forte depressione energetica in seguito alla Grande Guerra, che impedì al governo di importare elettricità dai paesi vicini.
Infatti, è importante sottolineare come l’importazione è un grande costo da sostenere per il paese ed in più crea una totale dipendenza. Infatti, basti pensare alla dipendenza europea per quanto riguarda il gas che arriva dalla Russia: se questo paese decidesse di non commerciare più con l’Europa, questa si troverebbe in ginocchio e davanti ad una crisi energetica ed industriale come mai prima.
La Storia dell’Energia Idroelettrica in Brasile
Malgrado il primo impianto idroelettrico risalga a periodi antecedenti rispetto alla guerra (come, per esempio, la diga del Ribeirão do Inferno – 1883) la situazione degli anni 30-40 spinse aziende straniere a investire nel paese, ricercando un investimento a basso costo che portasse profitto nel breve periodo, in quanto si stimava una forte crescita economica negli anni a venire, per la manodopera a basso costo e l’accesso delle aziende europee al mercato americano.
Negli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale, quindi negli anni 50 e 60, lo scenario politico particolare smosse la relativa tranquillità degli investitori stranieri.
La dittatura militare brasiliana – dal 1964 al 1985 – cercò di nazionalizzare il più possibile la produzione di energia elettrica: moltissime compagnie vennero assorbite da aziende pubbliche, e vi furono enormi progetti e installazioni di impianti idroelettrici pubblici, come le grandi dighe di Tucuruì e Itaipu finite rispettivamente nel 1980 e nel 1984.
Quest’ultimo impianto deteneva il record mondiale di produzione idroelettrica: un impianto da oltre 14.000 MW, che tutt’oggi fornisce circa il 20% del fabbisogno nazionale di energia, soddisfacendo al contempo il 95% del fabbisogno paraguayano.
Controversie ed episodi negativi
Ci sono stati, durante questi anni, diverse controversie e dibattiti legati alla creazione di dighe e laghi artificiali, soprattutto per i loro impatti socio-ambientali in un paese in crescita ed espansione, ma con un importante mole di risorse naturali, come la foresta amazzonica, e sociali, come le tribù che occupano le zone rurali del paese. Infatti come più volte sottolineato, una centrale idroelettrica cambia la morfologia del territorio, causando deforestazione, modifica al naturale percorso dei bacini idrici e provocando estinzioni e migrazioni anomale della fauna che vive lì attorno.
Questi aspetti sono stati messi in secondo piano per la crescita del paese, indubbiamente con forti conseguenze.
I tre episodi più emblematici sono probabilmente sono quelli di Belo Horizonte, che ha forzato circa tredicimila indigeni, di 24 diverse etnie a migrare in una zona diversa; o, ancora, quello di Balbina, un impianto studiato in maniera non adeguata che ha un rapporto tra occupazione d’acqua e energia che lo rende definibile una catastrofe naturale secondo alcuni opinionisti; e della famosa Itaipu, che è destinata ad essere ricordata anche per l’inondazione e distruzione del parco naturale di Sete Quedas in Guaíra, in Paraná.
Nel corso degli ultimi anni anche alcune dighe brasiliane destinate non alla produzione di energia idroelettrica, ma a quella mineraria sono state protagoniste, purtroppo non in senso positivo, dell’attenzione dei media: nel novembre scorso l’inondazione di scorie, fanghi e chimici pericolosi tra cui il mercurio, è stata resa nota.
L’area sarà molto difficilmente recuperabile, anche se alcuni biologi dicono addirittura impossibile. È dunque chiaro come il governo di questo paese, in passato e ancora nel presente, si stia rendendo protagonista di una forte negligenza nei confronti dello stato dell’ambiente, malgrado possieda risorse naturali di rilevanza chiave per l’intero pianeta, come la foresta amazzonica.
Numerose agenzie non governative internazionali, come Green Peace hanno cercato di spargere consapevolezza nella popolazione, che purtroppo però soffre di un fortissimo tasso di povertà e inoccupazione.