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Nel 2010 la National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA, www.co2now.org) ha pubblicato dei dati relativi alla concentrazione di anidride carbonica (CO2) nell’aria; secondo quanto pubblicato dall’organizzazione la presenza del gas in quell’anno, aveva superato le 393 parti per milione, il 40 % in più rispetto ai dati forniti nel 1750, anno simbolo dell’inizio dell’era industriale.

Nei decenni e secoli successivi l’uso di fonti fossili di energia è andato aumentando, causando la distruzione degli ambienti naturali che, degradandosi, hanno liberato nell’atmosfera grandi quantità di anidride carbonica, la quale precedentemente era immagazzinata nei giacimenti geologici e negli ecosistemi vegetali.

Nel primo decennio del ventunesimo secolo le emissioni antropiche di CO2 e di altri gas serra sono aumentate di circa 1 miliardo di tonnellate (Gt) di anidride carbonica all’anno e hanno raggiunto il livello di 32,3 GtCO2 nel 2008.

deforestazione

Il settore primario ha un ruolo fondamentale nei processi che causano il cambiamento climatico; per prima cosa ha una funzione “attiva” di emettitore di gas serra, per questo motivo sono necessarie delle politiche di mitigazione; e in secondo luogo ha un ruolo “passivo” per le trasformazioni che il cambiamento climatico comporta nella disponibilità, distribuzione e stabilità dei fattori produttivi. Servono quindi delle politiche di adattamento.

MITIGAZIONE

È vero che il settore agricolo e la silvicoltura contribuiscono per il 25 % delle emissioni di gas serra del nostro pianeta (ruolo “attivo”), allo stesso tempo però riesce anche ad assorbire l’anidride carbonica presente nell’atmosfera conservandola nel suolo.

La maggior parte del potenziale economico di mitigazione è correlato alle pratiche di fissazione di carbonio nel terreno, come ad esempio la minima e la non lavorazione, la rotazione delle colture, gli ammendamenti, l’inerbimento, il sovescio e molte altre tecniche che favoriscono il ritorno del carbonio nella terra.

Negli ultimi anni, soprattutto nei paesi industrializzati, i terreni agricoli hanno perso fino a 40 tonnellate di carbonio per ogni ettaro, infatti la riserva di carbonio organico del nostro pianeta è molto al di sotto della capacità potenziale.

Per migliorare questa situazione bisognerebbe recuperare terreni degradati e desertificati attraverso l’afforestazione o la rivegetazione, ciò permetterebbe l’aumento di riserva di carbonio nel suolo.

Ogni tipo di terreno richiede delle tecniche diverse, c’è quindi la necessità di individuare di volta in volta le pratiche agronomiche più adatte alle condizioni di ogni suolo agricolo, in modo da massimizzare la capacità di ritorno del carbonio.

FORESTE E AGRICOLTURA

La silvicoltura è un importante strumento di mitigazione, sia per la riduzione di emissioni di gas serra, sia per l’aumento delle riserve di carbonio. Vediamo gli strumenti che può offrire il settore forestale:

  • Tutela superfici forestali ed espansione attraverso la limitazione della deforestazione e l’afforestazione;
  • Aumento della densità della biomassa e del carbonio attraverso la difesa antincendio, gli interventi di contenimento dei danni causati dagli insetti o climatici;
  • Produzione di materiali con carbonio o con effetti sostitutivi delle fonti di energia fossile.

I ricercatori dell’International Institute for Applied Systems Analysis (IIASA) hanno ipotizzato quali potrebbero essere le conseguenze di una politica di mitigazione con scelte più sostenibili nell’uso dei terreni, sostenendo che una politica di questo tipo potrebbe provocare un aumento dei prezzi dei prodotti di genere alimentare ed una riduzione della produzione agricola.

agricoltura e cambiamento climatico

Delle tecniche alternative che permetterebbero di avere dei vantaggi climatici, mantenendo però la sicurezza alimentare sono la limitazione della deforestazione e l’aumento del carbonio nei suoli. Nei paesi come il Brasile, dove sono presenti molti terreni con alte emissioni legate al cambiamento di uso del suolo, bisognerebbe riforestare e non deforestare più. Nei paesi come Cina e India, densamente popolati con agricoltura intensiva, bisognerebbe diminuire le emissioni agricole.

Soprattutto in questi paesi è meglio investire nell’aumento della riserva di carbonio al suolo e migliorare la fertilità del suolo attraverso la rotazione delle colture.

Tutto ciò permetterebbe di aumentare le rese e soprattutto di limitare le emissioni di gas serra che sono i primi responsabili del surriscaldamento globale.