Il Rapporto Fire è un rapporto stilato annualmente ad opera della Federazione Italiana per l’uso Razionale dell’Energia e presentata nella sala del Parlamentino presso il Ministero dello Sviluppo Economico.

Questo documento si riferisce, tra le altre cose, in particolar modo agli Energy Manager.

Chi sono gli Energy Manager?

Così come ci può suggerire il termine, un Energy Manager è un soggetto che ha il compito di gestire – all’interno di una piccola o grande azienda, un ente pubblico o privato, o comunque sia, più in generale, una struttura – tutto ciò che è nell’ambito dell’energia, cercando di verificare i consumi in modo tale da ottimizzarli e promuovere interventi mirati all’efficienza energetica e alluso di fonti rinnovabili.

Tra i suoi compiti, quindi, ci sono quelli:

  • Di verifica dei consumi tramite report di telegestione, telecontrollo e automazione;
  • Di ottimizzare i consumi attraverso il corretto uso di impianti;
  • Di promuovere comportamenti da parte dei dipendenti e, più in generale, degli occupanti che siano energeticamente consapevoli;
  • Di promuovere investimenti migliorativi per la produzione e i servizi collegati;
  • Di occuparsi degli acquisti di energia elettrica e di altri vettori energetici e di macchinari a basso consumo.

Che cosa è emerso dal Rapporto Fire del 2016?

La FIRE ha realizzato un’indagine dei dati raccolti circoscrivendoli alla nomina annuale dell’energy manager così da poter mettere meglio in evidenza gli elementi da migliorare e gli elementi su cui porre particolare attenzione, come per esempio la gravosa burocrazia che blocca, con un paradossale eccesso di leggi, il nostro Paese.

energy manager green

Tra i primi aspetti emersi vi è la problematica relativa alla comunicazione interna alle strutture (ovvero alla sua assenza). Questa cosa impatta fortemente sul ruolo dell’EM, che si ritrova a dover spesso gestire una mancanza di obbiettivi interni comuni e di budget, che indica una scarsa autonomia e commitment aziendale.

Inoltre, è stato messo in evidenza dagli interventi, che non è prevista un’uniformità del profilo della figura dell’energy manager, che può, infatti, provenire da differenti realtà (dirigenza, così come contabilità o uffici tecnici e amministrativi, ecc.) a cui vengono delegati dei compiti. Pertanto vi è una persona che non è nient’altro che una figura di passaggio con ruoli e compiti ben definiti a cui poi viene affidato il ruolo dell’energy manager, che dovrebbe in realtà essere una figura ben consolidata e che porti avanti importanti iniziative (pertanto dovrebbe trovarsi accanto alla dirigenza).

energy manager

Altro aspetto da non sottovalutare e che è stato affrontato in maniera esplicita ed approfondita durante il corso dell’indagine è tutto ciò che riguarda gli incentivi.

Infatti, questi sono visti come una spinta motivazionale per decidere di fare un investimento con il fine di migliorare l’efficienza, applicando ovviamente un’analisi del rapporto costi/benefici degli interventi pensati.

In questo senso si stanno mettendo in atto dei meccanismi di trasparenza e di comunicazione con gli operatori, che si auspica possano migliorare la produttività aziendale. Tuttavia, finalmente cresce il ruolo degli Energy manager poiché si evince che i soggetti nominati sono maggiormente sensibilizzati sui temi relativi all’efficienza energetica.

Se si vogliono analizzare alcuni dati emersi, si può notare come nel 2015 i soggetti obbligati che hanno nominato sono stati 1.507 mentre sono 725 le nomine volontarie. Rispetto all’anno precedente le nomine sono aumentate del 2,2%.

Facendo un conteggio su circa 330 aziende certificate ISO 50001, 115 hanno un energy manager nominato. Il fatto che tale percentuale sia in crescita è un ottimo segnale, in quanto il sistema di gestione garantisce un coinvolgimento di tutti i livelli aziendali, e dunque un’azione più efficace.

Per quanto riguarda il rapporto tra EM e certificati bianchi, la percentuale dei soggetti attivi direttamente è cresciuta nel tempo, pur rimanendo inferiore al 10% per i soggetti obbligati ed al 20% per quelli volontari.

Si auspica che questi possano essere risultati sempre in via di miglioramento.